A Sinsheim per musei (e per la fiera dell’aeromodellismo)

    Erano anni che non mi recavo a Sinsheim (Germania) e quindi era da tempo che non potevo godere di quel fornitissimo parco all’aperto dove puoi trovare aerei di ogni tipo.
    Dei due giorni di marzo (17 e 18)  che ho passato lì, il primo l'ho occupato vagando per i musei sia al coperto he all’aperto ed il secondo visitando la fiera di aeromodellismo che si tiene tutti gli anni, proprio a due passi dai museali.
    Finalmente, dopo vari tentativi, questa volta ho potuto visitare all’interno sia il Concorde che il Tupolev (il Concordoski come in Europa occidentale si apostrofava questo immenso aereo civile  voluto dalla Russia in piena guerra fredda) sospesi per aria su enormi e possenti trespoli.
    Visitare all’interno questi particolari arei civili ti dà la possibilità di valutare la sostanziale differenza tecnologica esistente all’epoca tra europei e russi, evidentissima nel Concorde dove la miriade di interruttori posti nella cabina di pilotaggio erano di tipo elettronico mentre quelli all’interno della cabina del Tupolev, ed anche i tantissimi all’esterno, erano a slitta o a levetta.
    Anche strutturalmente i 2 aerei erano diversi: il Concorde era un tuttala puro mentre il Concordoski un canard.
    Inoltre, visti dall'esterno ed a pochi centimetri di distanza il profilo dell’ala del Concorde mi è apparso aerodinamicamente molto pulito seppur complicato mentre quello del (tentativo) concorrente prevedeva una selva di svergolamenti, torsioni, alette e controalette che creavano un labirinto di condotti esterni dell’aria e che mi hanno dato l’idea di come in Russia, anche da questo punto di vista fossero molto arretrati.
    All’interno del  museo dei trasporti, il primo che ho visitato, sospesi al soffitto si trovano ben due Venom De Havilland, un Focke Wulf ben conservato, uno Stuka recuperato dai fondali marini, sistema espositivo perfetto perché ti permette di vedere da vicino l’arte aeronautica di quei tempi.
    Non ci sono solo gli aerei all'interno del museo ma si trovano tantissimi altri mezzi di trasporto che raccontano come ci si muoveva dal 1930 al 1980 ca.  
    Ecco una serie di auto americane del periodo del Rock and Roll affiancarsi alle tante tedesche dello stesso periodo, tutte rese più vere dalla presenza delle figure umane in scala 1:1 e delle attrezzature di contorno, in modo che l'ambiente e l’atmosfera dell'epoca sia riprodotto fedelmente anche attraverso l'audio.  
    Non mancano diversi carri armati, sia tedeschi che americani che russi e alcune mastodontiche locomotive a vapore che, a comando, emettono il tipico rumore degli stantuffi in movimento come se la caldaia fosse in pressione.
    Nel secondo museo invece si trova una serie notevole di automobili di grande pregio, sia sportive che da diporto normale, che vanno dalle Porsche alle Cadillac, dalle Torpedo alle Pontiac compresa una serie sontuosa di auto di Formula 1, a cui purtroppo quest'anno mancava la Ferrari.
    Infatti quella con cui Schumacher vinse tutto nel 2010 e che era contenuta in una teca di cristallo ora non c’è più. E'stata relegata, e non capisco la ragione, in una zona defilata dedicata, tra l’altro, al trasporto su rotaie. Al suo posto è stata inserita la Tirrel 6 ruote che è sicuramente un bel pezzo da collezione, ma tant'è.
    Per non perdermi nulla ho passato anche alcune ore nello speciale cinema presente nel museo a godermi i film in 3D e 4D, tra cui uno nuovissimo sulla Wild America, che mi ha fatto riassaporare dei luoghi mitici come se fossi ancora al loro interno.
    L'ultimo giorno l'ho dedicato alla visita della fiera, ma sarebbero state sufficienti un paio d’ore, poiché era veramente poca cosa e se si considera che in unico capannone di ca 500 mq erano stati inseriti gli stand degli espositori sia di aerei che di navi che di auto (!!!), due lunghissime zone per i modelli già costruiti dagli aeromodellisti locali, un mega ristorante ed un’area per il volo indoor, si capisce come anche in Germania esista ormai questo tipo di crisi.
    Comunque sia ne è valsa la pena in quanto ho potuto acquistare le solite microviti che mi occorrevano per terminare il mio ME262 e che in Italia, soprattutto quelle a taglio, non si trovano più  ed ho potuto anche constatare cose importanti agli effetti della vita degli aeromodellisti in Germania.
    Infatti lo Stand della Federazione tedesca FTM, sempre imponente, era posto abbastanza vicino a quello dell’Aero Club Tedesco che aveva  accanto quello della Federazione (privata) del Verbano che pubblicizzava, guarda caso, solo ed esclusivamente una garanzia  assicurativa (modesta invero nei massimali) per aeromodelli.
    Come mai in Germania possano convivere senza problemi e sotto lo stesso tetto tre organizzazioni così diverse lascio a voi di scoprire.

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