Scuola di
aeromodellismo FIAM
via Internet
Appuntamento
n° 2 ( 30 Dicembre 2001)
Una
breve storia del Sabre.
Questo
aereo nato in USA negli anni '50, ha partecipato, in
antagonismo al russo Mig 15, alla guerra di Corea ottenendo
subito dei buoni successi.
Il
"Sabre" detiene ancora il record mondiale di velocità
(secondo certe regole ormai non più in vigore) con
670,981 miglia orarie (circa 1.100 km/h) in completo assetto
da combattimento , il suo motore turbogetto sviluppava una
spinta superiore a 2.500 kg., aveva una quota di tangenza di
oltre 12.000 mt., un raggio d'azione di 8.000 km., una
apertura alare di mt. 11,28 ed era armato con 6
mitragliatrici aventi un calibro (diametro) di mm. 12,7 (1/2
pollice)
Le note "storiche" dell'epoca riportano, forse un poco
esageratamente, che nella guerra di Corea per ogni "Sabre"
abbattuto vi furono ben quattordici MIG 15 distrutti! Al di là delle leggende, i piloti dell'epoca riportano come il Sabre fosse un aereo molto maneggevole, affidabile e veloce soprattutto tenuto conto che erano appena passati 5 anni dal termine della Seconda Guerra Mondiale che aveva visto primeggiare esclusivamente aerei con motori a pistone mentre quelli a jet, tranne il tedesco ME 262 che fu il primo caccia a reazione della storia, non avevano fatto in tempo ad essere impiegati in azioni belliche.
Il Sabre 86 ha dettato anche la linea estetica e tecnica del
nostro G 91 che poi è divenuto l'aereo principe della
Pattuglia Acrobatica Nazionale (PAN) italiana fino agli anni
70.
Questo
piccolo aeroplanino che riproduce le linee del famoso caccia
North American F86 Sabre è stato realizzato dalla
Federazione Italiana Aero Modellismo con l'intento di
introdurre nel mondo del volo giovani dai 10 ai 14 anni
privi di qualsiasi conoscenza scientifica. Si è
ritenuto infatti che l'assemblare ed il far volare un
aeroplanino, sia pur semplicissimo, coinvolgesse l'interesse
dei ragazzi più direttamente che non la presentazione
di foto, filmati, ecc., e pertanto su di esso è
caduta la scelta nel programmare il Corso di Esercitazioni
Pratiche per gli allievi del primo anno del Liceo
Aeronautico Byron di Genova.
Lo scopo che si intende così raggiungere non è
certo quello di fare degli ingegneri o dei campioni di
aeromodellismo, bensì di fornire "dal vivo" una serie
di nozioni fondamentali che, comunque, costituiscono il
primo gradino nella scalata anche al Titolo Mondiale:
1) abituare a conoscere e maneggiare il legno di balsa che
è uno dei costituenti primari degli aeromodelli,
nonché gli attrezzi e le tecniche fondamentali per
l'impiego di esso e di altri tipi di legno;
2) far toccare con mano che il motore non è elemento
indispensabile al volo, il quale è possibile anche
senza;
3) mostrare che un aeromobile può volare non solo
senza pilota, ma addirittura senza organi di comando,
rendendo familiare fin dall'inizio quel concetto di
AUTOSTABILITA' che, se è irrinunciabile in
aeromodellismo, è comunque basilare per qualsiasi
aeromobile, tanto da costituire una branca fondamentale
dell'Aerotecnica.
Ovviamente, chi proviene dalla Scuola Media è ancora
privo di nozioni di Fisica, di Analisi Algebrica per non
dire Infinitesimale, ecc., per cui i concetti fondamentali
del volo non possono venirgli esposti per via teorica, ma
con esempi il più possibile intuitivi: a questo giova
anche il piccolo aeroplanino di cui ci occupiamo.
ATTREZZATURA
Anche se
la sua costruzione è un lavoro estremamente semplice,
essa risulta facilitata se si impiegano attrezzi idonei e
non racimolati alla bell'e meglio. Ciò che occorre (e
che comunque servirà sempre a chi voglia proseguire
su questa strada) è:
- un rettangolo (almeno di cm. 50 x 25) di truciolato
perfettamente piano;
- un tagliabalsa con lama di forma molto appuntita e
mantenuto sempre ben affilato;
- una limetta rettangolare a dentatura fine (non una raspa,
per quanto fine);
- spilli;
- colla di tipo bianco ;
- plastilina o prodotto simile.
REALIZZAZIONE
Il primo
passo sulla via della realizzazione è un esame visivo
del progetto per passare successivamente alla realizzazione
dei singoli pezzi che sono (vedi disegno):
- una tavoletta (F) sagomata secondo la vista di fianco
della fusoliera e con l'incastro per l'ala (segnato con
D);
- un'ala (pezzo unico, A+B);
- uno stabilizzatore orizzontale (C);
- una deriva verticale (D).
Sul disegno abbiamo riportato anche una vista d'insieme del
modello finito visto di lato mentre qui sotto potete vedere
una foto d'insieme dei pezzi tagliati pronti per essere
incollati.
Il
materiale necessario è una unica tavoletta di balsa
di mm 100 (larghezza) x 1000 (lunghezza) x 3 (spessore) che
si acquista a ca. L. 4.000 in un negozio di aeromodellismo o
nei grandi magazzini tipo "fai da te".
Occorre sceglierla ben diritta e che abbia la venatura
appena percettibile nel senso della sua lunghezza (la
tavoletta di color giallo chiaro è l'ideale). Questa
tavoletta servirà per costruire più modelli o
, se sbaglierete, più parti dello stesso modello.
La seconda operazione da effettuarsi è quella di
scaricare
il disegno
del modello.
Effettuata la stampa del disegno controllate con un righello
appoggiato ai segmenti millimetrati riportati sullo stesso
che la scala sia esatta ( in caso di difficoltà:
Help!
).
Ritagliate con le forbici dal foglio la sagoma della
fusoliera F, delle due semiali A e B (una destra e una
sinistra), dello stabilizzatore C, e della deriva D, del
raccordo fusoliera/ala E.
La terza operazione consiste nell'appoggiare le sagome
così ottenute sulla tavoletta di balsa (il disegno
riporta delle linee schizzate che riproducono il senso della
venatura della suddetta tavoletta) e di riportare il
relativo contorno su detta tavoletta mediante un pennarello
a punta fine e morbida. Se volete iniziare con una tecnica
diversa effettuate una fotocopia del disegno del Sabre
così scaricato dal nostro sito e , dopo aver
appoggiato il foglio opportunamente ritagliato nelle sue
parti principali sulla tavoletta di balsa, facendovi aiutare
da vostra madre, passate il ferro da stiro sul foglio una
volta e scoprirete che le linee dei vari pezzi saranno state
riportate su detta tavoletta. Non bisogna insistere troppo
con il ferro (termostato su seta) per non incurvare la
tavoletta per il calore. Se ciò dovesse accadere,
niente paura in quanto basta ripassare lo stesso ferro caldo
sull'altra facciata della tavoletta e, voilà, ecco
che la stessa tornerà ad esser diritta.
La quarta
operazione consiste nel ritagliare con il cutter (o
tagliabalsa che sia) le varie sagome prestando molta
attenzione (occorre aiutarsi con un righello) a ricavare
nella esatta posizione indicata l'appoggio C sulla parte
posteriore della fusoliera per lo stabilizzatore e la linea
superiore dello scasso ove verrà posizionata
l'ala.
Una volta terminata tale operazione, è bene
effettuare un controllo inteso a riscontrare eventuali
difetti nella prefabbricazione. In questo caso
particolare:
- verificare l' assenza di spaccature nel legno;
- verificare che il contorno di ciascun pezzo sia conforme
al relativo disegno;
- verificare che l' incastro per l'ala sia di dimensioni
corrette in modo che l'ala si possa inserire in esso senza
dover forzare troppo, ma anche senza eccessivi laschi
(termine tecnico per identificare uno scasso poco preciso
-cioè più grande- rispetto al pezzo che
dovrà essere ivi inserito).
Controlli di questo tipo, fatti prima di iniziare l'
assemblaggio, sono detti "in bianco" e si fanno anche per
gli aerei veri poiché consentono di individuare
eventuali discrepanze che vanno corrette prima di passare al
montaggio, in quanto le correzioni fatte dopo non sono
sempre agevoli e sono anche foriere di risultati altrettanto
validi.
Se non avete ricavato l'ala intera ma le due semiali
separate,dovrete unirle con qualche goccia di collante
cellulosico (attenzione al fatto che si essica subito) dopo
aver tolto un poco di legno dalla due facce che dovranno
combaciare fra di loro, ma per far questo vi occorre
lo:
SCALETTO DI
MONTAGGIO
Le
operazioni di assemblaggio vengono molto facilitate se si
predispone il piano di montaggio in maniera opportuna: si
tratta di realizzare un embrionale scaletto (tecnica comune
anche a costruzioni assai più impegnative) costituito
da:
- due blocchetti (va benissimo il polistirolo espanso) a
pareti verticali fissati al piano di montaggio ad esempio
con spilli e posti a distanza uguale allo spessore della
fusoliera, da utilizzarsi per mantenere ferma ed in
posizione verticale l' estremità posteriore della
fusoliera stessa (meglio ancora se si aggiungono altri due
blocchetti simili ai precedenti e posti in corrispondenza
del naso della fusoliera);
- due blocchetti alti 20 mm (controllate che siano
esattamente identici) fissati al solito al piano di
montaggio e posti in corrispondenza delle estremità
alari in posizione tale che dette estremità appoggino
su di essi. Ciò vi aiuterà nell'incollaggio
delle due semiali tra di loro ottenendo il giusto diedro
(tutti gli aerei hanno le ali rialzate all'estremità
per facilitare la "rimessa" in caso di turbolenze o manovre
accentuate).
N.B. Se avete ricavato l'ala in un sol pezzo unendo quindi
il disegno della semiala A a quella B dovrete praticare col
tagliabalsa lungo la mezzeria inferiore dell' ala un'
incisione longitudinale avente una profondità pari a
circa metà spessore dell' ala stessa onde rendere
agevole il piegarla a V (ala a diedro, vedi oltre).
Ciò servirà per ottenere il giusto diedro.
L'operazione va eseguita con mano leggera onde non tagliare
in due l'ala.
Con questa semplice sistemazione (vedi fig. 1)
si ha la
possibilità di mantenere ferma la fusoliera con le
fiancate verticali senza doverla tenere in mano, in modo da
avere le mani libere per sistemare l'ala nella corretta
posizione ed incollarla col giusto angolo di diedro come si
vedrà fra breve.
OPERAZIONI
PRELIMINARI
Prima di
iniziare l' assemblaggio sono necessari alcuni lavoretti che
riescono meglio se eseguiti preventivamente:
1) praticare nella parte anteriore della fusoliera (vedi
disegno) l' intaglio (G) per l' elastico della fionda. Tale
operazione si esegue col tagliabalsa, avendo l' accortezza
di non forzare dall' interno verso il bordo della sagoma
perché il balsa potrebbe spaccarsi (distacco della
parte inferiore) specialmente nella zona anteriore dell'
intaglio.
Un' avvertenza che va SEMPRE tenuta presente quando si
lavora il balsa è di non andare con la lama del
tagliabalsa "verso le fibre" del pezzo che si vuol
realizzare, bensì verso le fibre di quanto si vuole
asportare (vedi fig. 2).
Questo
perché, se il tagliabalsa "vi prende la mano", non si
rovina il pezzo ma lo sfrido (termine tecnico che indica "il
pezzo che avanza").
ASSEMBLAGGIO
Cominciamo
dall'ala. La tentazione sarebbe quella di spalmare di
collante l'interno dell'incastro e poi infilarci l'ala.
Meglio di no! In tal modo infatti, al momento
dell'inserimento l'ala si trascina dietro almeno una parte
del collante e quindi in primo luogo si sporca ma,
soprattutto, porta via collante dalla zona dove serve,
rendendo l'incollaggio più precario.
Quindi: piegare l'ala leggermente a V sfruttando l'
incisione a suo tempo praticata, mettere un filo di collante
nell' incavo che così si è aperto, inserire l'
ala nel suo incastro ed applicare collante ESTERNAMENTE
all'incastro stesso sotto forma di quattro cordoncini di
colla bianca -tipo vinavil- (uno sopra ed uno sotto, tanto
sulla fiancata destra quanto su quella sinistra)
A questo punto torna utile lo scaletto che avevamo
preparato:
1) si inserisce la fusoliera fra i due (o i quattro)
blocchetti all'uopo predisposti;
2) si appoggiano le estremità dell'ala su quelli
destinati a sostenerle e si spinge delicatamente la
fusoliera in basso fino a farle toccare il piano di
montaggio, ottenendo il risultato di piegare l'ala a V
dell'angolo necessario;
3) si controlla che, vista dall'alto, l'ala non sia posta di
sghimbescio, verifica che si esegue esattamente come per gli
aerei "grandi" mediante la cosiddetta triangolazione che
consiste nell'accertare (misurando anche semplicemente con
in pezzo di filo) che l'estremità posteriore della
fusoliera e i due spigoli posteriori delle estremità
alari siano i vertici di un triangolo isoscele (fig. 3, AB =
BC);
4) una
volta soddisfatti dell'esito della triangolazione, si blocca
il tutto in posizione mediante spilli e si
aspetta.
L' ALA ED IL
DIEDRO
Mentre
aspettiamo che l' incollatura dell'ala secchi bene, ne
approfittiamo per spiegare come funzionano l'ala ed il
diedro.
La spiegazione scientifica richiede l'impiego di concetti
che, a livello di prima Liceo, sono del tutto sconosciuti ed
incomprensibili. La spiegazione che segue è quindi la
più elementare possibile anche se poi, in futuro, gli
allievi scopriranno che la realtà aerotecnica
è alquanto diversa.
Quando un aeromodello di questo genere vola correttamente,
la sua ala NON PUO' stare esattamente sulla linea di volo (o
traiettoria), ma DEVE essere leggermente inclinata verso l'
alto (fig. 4),
in cui
l'inclinazione è volutamente esagerata per motivi di
intelligibilità).
Muovendosi in tal modo, l'ala sarà investita
dall'aria secondo la frecciolina che compare nel disegno,
rispetto alla quale l'ala non è parallela ma ha una
certa inclinazione che si chiama angolo d'attacco.
Poiché l'aria è un corpo, sia pure gassoso,
urtando l'ala nella condizione raffigurata la spinge
indietro ma anche da sotto in su (provate a sporgere la mano
dal finestrino dell'auto in movimento e vi accorgerete che
è vero!).
Quel che non si vede dalla figura e che, in mancanza delle
nozioni scientifiche necessarie, deve essere accettato sulla
parola (anche se, tutto sommato, è abbastanza
intuitivo), è che questa spinta da sotto in su cresce
quanto più grande è la VISTA IN PIANTA
dell'ala, e questo ci consente di capire come funziona il
diedro.
In fig. 5
è
rappresentata con linea intera la vista di fronte di un'ala
a diedro in posizione di volo normale e con linea
tratteggiata la stessa ala inclinata da un lato: è
facile vedere che la semiala abbassata ha una vista in
pianta (lunghezza A) maggiore di quella della semiala alzata
(lunghezza B) e quindi fornisce una maggiore spinta da sotto
in su che, anche intuitivamente, raddrizza il modello
riportandolo in posizione normale.
Così, in attesa che l' incollaggio dell'ala si
completasse, abbiamo imparato il PERCHE' del diedro ed il
COME della sostentazione. Possiamo quindi riprendere il
cammino verso l' assemblaggio finale.
INSTALLAZIONE
DELLO STABILIZZATORE E DELLA DERIVA
Avendo
già ritagliato l'alloggiamento destinato ad
accogliere lo stabilizzatore orizzontale, l'avvertenza
più importante è quella di curarne
l'orizzontalità, in modo che poi, quando si
monterà la deriva, il complesso risulti "a
croce".
Il risultato voluto si ottiene utilizzando ancora i due
blocchetti fissati in precedenza al piano di montaggio per
mantenere verticale la parte posteriore della fusoliera:
rifilandoli per tentativi fino alla stessa altezza
dell'incastro su cui poggia lo stabilizzatore (fig.
6)
si ha
modo di disporre quest' ultimo in posizione orizzontale per
l' incollaggio.
ATTENZIONE: poiché la vista di fianco della fusoliera
va rastremandosi verso coda, tutto il lavoro di rifilatura
dei blocchetti va fatto mantenendo opportunamente sollevata
la coda stessa.
Il riferimento più semplice è costituito dall'
ala: se la si blocca con spilli sui suoi blocchetti
d'appoggio, la coda risulterà sollevata quanto
occorre.
Quando un righello centimetrato ci conferma che il risultato
è stato ottenuto, si inserisce uno spessore sotto la
coda per evitare che si abbassi, si applica il collante, si
mette lo stabilizzatore orizzontale in posizione, si
effettua anche per esso una triangolazione analoga a quella
già descritta per l' ala dopodiché si
può bloccarlo coi soliti spilli e passare alla
deriva.
La deriva si incolla
semplicemente sopra lo stabilizzatore e, nella sua parte
anteriore, sopra la fusoliera. La cosa più importante
è che essa sia allineata con la fusoliera e
cioè che, vista da sopra, non formi un angolo con
essa. Il modo più semplice di ottenere tale
allineamento è quello di appoggiare un righello alla
deriva verificando che esso non sia ad angolo con la
fusoliera e poi mantenere la deriva nella posizione corretta
con quattro spilli piantati, due per lato, negli elementi
cui viene incollata (stabilizzatore e fusoliera).
Più tollerabile il fatto che essa non risulti a croce
(perpendicolare) rispetto allo stabilizzatore, notizia tutto
sommato gradita perché, se è facile
controllare che la deriva sia verticale (basta la solita
squadretta), non ci sono accorgimenti semplici per
mantenerla tale durante l' incollaggio e l' essiccamento.
Per fortuna, eventuali deviazioni dalla posizione corretta
hanno effetti più estetici che altro e quindi, se non
sono proprio enormi, cosa abbastanza improbabile e che
richiede di scollare e reincollare, si può sorvolare
su di essi.
Comunque, la cosa più problematica legata
all'installazione dei piani di coda è la sicurezza
delle loro incollature. Per quanto attiene in particolare
alla deriva, la sua zona di incollaggio è
rappresentata da una tavoletta dello spessore di circa un
millimetro e riuscire a far sì che essa tenga,
soprattutto nel caso di urti non propriamente delicati
è cosa non facile: ci vuole un adesivo extra strong,
dote di cui il collante cellulosico non sempre gode,
applicato in dosi generose ed aiutato da due bei cordoni sui
due lati. Anche a costo di essere tacciati di offesa
all'estetica, due rinforzi laterali realizzati, al limite,
anche con nastro adesivo (ma di quello telato, non di quello
trasparente!) o, meglio, con garza impregnata di collante,
che andassero dalla parte bassa della deriva a quella
superiore dello stabilizzatore, gioverebbero assai alla
longevità del prodotto.
E già che ci siamo, considerando che esso si trova in
condizioni non molto più allegre della deriva (tre
millimetri invece di uno), un analogo rinforzo non starebbe
male neppure sotto il piano orizzontale!
I PIANI DI
CODA
Nel
frattempo, come già fatto per l'ala possiamo vedere a
che servono i piani di coda.
Cominciamo col notare che, finora, non abbiamo mai parlato
di timoni, siano essi di direzione o di profondità.
La ragione é semplice: abituarsi fin dall' inizio
all' idea che un timone é qualcosa che si muove a
comando del pilota, per eseguire virate (timone di
direzione) oppure cabrate e picchiate (timone di
profondità).
Nel nostro caso invece non c' é nulla che si muova,
quindi non si parla di timoni, bensì di piani di
coda, non di timone di direzione, bensì di deriva,
non di timone di profondità, bensì di
stabilizzatore orizzontale.
Ed é proprio quest'ultimo termine ("stabilizzatore")
che ci guida nel cercare una risposta all'ovvia domanda: ma
se non comandano nulla, a che servono questi organi che,
finora, ci hanno creato solo complicazioni grazie a tutti i
pignoleschi controlli suggeriti per assicurarsi che siano
diritti e non storti, a croce e non come capita,
eccetera?
La risposta, che fa a meno di ogni teoria aerodinamica, la
si trova in qualunque film western: gli Indiani d' America
avevano scoperto, ben prima della nascita dell' aviazione,
che alcune penne (si dice che fossero di tacchino)
sapientemente disposte nella parte posteriore delle loro
frecce facevano sì che queste ultime andassero dritte
fino al bersaglio.
Ebbene, i piani di coda del nostro modello, situati in
posizione analoga a quella dove gli Indiani mettevano le
penne, hanno lo stesso effetto: la deriva lo fa andar
dritto, lo stabilizzatore lo fa volare senza scampanare o
piantarsi in terra, e tutto ciò perché essi
sono posti dietro!
E' questa la traduzione pratica del concetto di
quell'AUTOSTABILITA' che è necessaria perché a
bordo non c'é nessuno che applichi i comandi
necessari a correggere sbandamenti di qualsiasi genere
prodotti, ad esempio, da colpi di vento, turbolenze o
quant'altro: autostabilità che, anticipandone i
risultati che fanno parte dei corsi di Aerotecnica,
mostrerà che, in genere, le superfici poste dietro al
baricentro sono stabilizzanti, quelle poste davanti sono
instabilizzanti.
E con ciò, senza volere, si é imparata un'
altra cosa: l'ala é utile, anzi necessaria, per la
sostentazione (senza di essa non si sta su) ma non per la
stabilità, in quanto è proprio la sua presenza
che rende necessario uno stabilizzatore orizzontale di
dimensioni importanti (ad esempio, si vede subito che esso
è più grande della deriva), senza il quale non
si riesce ad eseguire un volo in piano. Chi ne dubitasse
guardi quanto sono piccole, in proporzione, le alette dei
missili balistici intercontinentali e spaziali, per non
parlar delle frecce usate dagli Indiani o dagli olimpionici
di tiro con l' arco, tutte cose che sono prive di
ali!
Arrivederci
al 31 Gennaio 2002
Le
illustrazioni del Sabre e del G91 sono tratte dal volume
"Album di Pattuglia" di Pietro Mazzardi edito da Delta
Editrice - Parma
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