Scuola di aeromodellismo FIAM
via Internet

Appuntamento n° 4 ( 28 Febbraio 2002)

 

Prove di volo
(ovvero come sbagliare e rimediare)

Nel caso degli allievi dell'Istituto Aeronautico, la scopo primario della prova di volo non era quello di disputare una gara per vedere chi sarebbe riuscito a far percorrere la maggior distanza al suo modello, bensì di far toccare con mano alcune delle problematiche legate al volo di un aeromodello a volo libero, precedentemente illustrate in classe: le prestazioni del modello avevano, nella fattispecie, valore complementare, seppure non trascurato.

Onde far risaltare in maniera il più possibile evidente quanto spiegato, l'insegnante ha costruito un modello deliberatamente sbagliato, ma realizzato con cura per quanto concerne incollature, allineamenti, incidenze e perpendicolarità delle varie superfici. Detto modello era totalmente privo di diedro ed orrendamente cabrato per la mancata inserzione dell'olivetta di centraggio.

Per motivi logistici e metereologici ad un tempo, le prove si sono svolte nella palestra della scuola, la quale elimina qualsiasi problema legato al vento, che a Genova è di casa 365 giorni all'anno e 366 in quelli bisestili. Per contro, essa non è dotata di quei bei tappeti erbosi tanto cari a chi pratica il volo libero, bensì di un pavimento in linoleum o similare e di pareti in muratura, che non sono certamente quanto di meglio si possa offrire in tema di morbidezza nel caso di atterraggi pesanti o traiettorie di sghimbescio.

Tale situazione ha determinato un tasso di mortalità modelli abbastanza elevato ma, in compenso, ha messo alla frusta lo spirito di iniziativa degli studenti, impegnati a far funzionare le meningi per riparare le loro creature con mezzi di fortuna, e a cercar di capire perché molte di esse, pur costruite secondo i crismi della teoria, toccassero terra in assetti decisamente peggiori di quella preparata dal prof secondo criteri aerotecnicamente sbagliati.

Il paragone consente di evidenziare diversi fatti didatticamente interessanti:
1) il modello supercabrato per la voluta omissione dell'olivetta di centraggio percorre pochi metri per poi cadere a foglia morta o addirittura in vite piatta, mentre tutti quelli centrati secondo le istruzioni seguono una traiettoria orizzontale di svariate decine di metri (dipende dalla sezione dell'elastico e da quanto lo si tende!) prima di puntare verso terra, ma senza mutare assetto di volo;
2) inserita l'olivetta di centraggio, il modello (si rammenti: privo di diedro, ma accuratamente costruito!) descrive una traiettoria più regolare di una buona percentuale di quelli (con diedro!) costruiti dagli allievi senza curarne meticolosamente allineamenti, incidenze e perpendicolarità delle varie superfici; molti di essi infatti hanno richiesto interventi mirati sotto forma di derivette od alettoncini aggiunti per curarne le tendenze a virare o a compiere dei tonneaux;
3) lo stesso modello, deliberatamente lanciato con l'ala in posizione a coltello, evidenzia l'incapacità di un'ala priva di diedro di rimettersi in posizione di volo normale;
4) non è un caso che esso, pur atterrando negli assetti più anomali (il più frequente è quello sul dorso!), alla fine della seduta di volo fosse ancora del tutto integro, rivelando l'importanza di una corretta esecuzione delle incollature e dell'impiego di un adesivo idoneo, di cui gli allievi si sono resi perfettamente conto anche perchè, dopo le prime prove dimostrative dei suoi difetti "voluti", esso è stato affidato agli allievi stessi, i quali lo hanno coscienziosamente "maltrattato", comprendendo come la sua sopravvivenza non avesse significative relazioni con l'esperienza di chi lo lanciava.

Tutto ciò, malgrado un certo numero di scassature, alcune delle quali irreparabili, è risultato decisamente soddisfacente per gli allievi i quali hanno potuto toccare con mano l'effetto deleterio di errori, apparentemente anche irrilevanti, e le possibilità di facili interventi correttivi, traendone stimolo per continuare.

Complementi

Un elemento che polarizza l'attenzione dei ragazzi è il primo incontro con il balsa e con la sua eccezionale leggerezza che istintivamente li porta a maneggiarlo con delicatezza, ma anche con la sua relativa fragilità, la quale riesce meno evidente e quindi richiede di insistere fino alla noia su quegli accorgimenti pratici che solo l'esperienza può suggerire.

Nel caso specifico di volo in ambiente privo della naturale morbidezza dei campi erbosi, uno dei punti che meritano attenzione è risultato l'ala a freccia che, tagliata in un unico pezzo, ha la vena del legno che corre parallelamente all'apertura alare. Ciò comporta una linea di debolezza in corrispondenza del punto più arretrato di incastro nella fusoliera
(fig. 10):

da ciò è facile si sviluppi una spaccatura del legno che arrivi fino all'estremità alare e si concluda in un'ala in due o tre pezzi, uno solidamente attaccato alla fusoliera e gli altri volanti.

Per migliorare la situazione, appare conveniente ricoprire l'ala, sopra e sotto, con carta seta leggera impregnata di vernice alla nitro a pennello, il tutto, prima di inserirla nell'incastro ad essa destinato, in modo da poterla tenere fissata al piano di montaggio durante l'intera fase di essiccazione, impedendo che la carta, tendendosi, la svergoli (ricordarsi di interporre fra ala e piano un foglio di carta oleata o simile prodotto che non aderisca alla vernice, altrimenti l'ala rimane perfettamente priva di svergolature ma anche attaccata al piano di montaggio e quindi inutilizzabile, salvo rovinarla). E' quanto si pensa di provare il prossimo anno, salvo riuscire a trovare un bel prato morbido, comodo e disponibile! Ma a Genova queste cose sono piuttosto rare!

A voler essere più realisti del re, un problema analogo potrebbe sussistere anche per lo stabilizzatore orizzontale ma, trovandosi esso in coda e quindi, in un certo senso, protetto da quanto gli sta davanti, i rischi di rottura sono minori e si evidenziano, in pratica, nel caso di lanci decisamente sbagliati, quando il modello viene fiondato contro qualcosa di solido anzichè in direzione sgombra da ostacoli. Onde non creare troppe complicazioni si può quindi trascurarlo, prestando attenzione a quel che si fa.

D'altro canto, se si vuole che i neofiti si avvezzino a "pensare aeromodellistico" occorre pur lasciare loro qualche margine di errore su cui poi meditare. Altrimenti, se ci si abitua fin dall'inizio a trovarsi sempre la pappa fatta, che cosa si impara?

La Fionda

Ecco un semplicissimo attrezzo che permetterà a tutti di far volare il modello per lunghi tratti.

Naturalmente occorrerà recarsi su di un prato, o presso un campo di calcio sgombro da atleti, o ai giardini purchè ...non ci siano cani e cagnetti nelle vicinanze altrimenti..addio aeroplanino!

Insomma dovete trovare un luogo adatto a poter "fiondare" il Sabre che raggiungerà certamente distanze anche di 30/40 metri.

Perchè allora non incominciare a frequentare una vera pista di aeromodellismo? E come fare?

Due sono le soluzioni: la prima è inviare in FIAM una e-mail indicando Nome e Cognome ed indirizzo di casa. Vi sarà indicato il Club aeromodellistico più vicino alle vostre esigenze.
Se non volete sfruttare questa possibilità potrete recarvi allora in un negozio di modellismo (cercate nelle pagine gialle nella categoria "hobby") e chiedete informazioni.

Beh, se anche qui non otterrete soddisfazioni, allora fatevi accompagnare nei luoghi suddetti e divertitevi ugualmente. Fortunatamente questo vostro Sabre vola dovunque.

Si diceva della fionda: la si costruisce legando in cima ad un bastoncino di legno, lungo 20 cm e del diametro di 1 cm, un elastico del diametro di circa 20 centimetri (quelli gialli che si trovano in tutte le abitazioni vanno benissimo).

A tal proposito guardate bene il ragazzo che, sotto la sorveglianza dell'istruttore, impugna la fionda e sta per lanciare il modello (foto qui a destra). Se avete effettuato l'intaglio (tacca in gergo) sul modello in basso nella fusoliera davanti all'ala, il "gioco" è presto fatto (altrimenti fatelo ora) in quanto basta inserire l'estremità dell'asola estrema dell'elastico in questa tacca, tendere l'elastico tenendo il modello dalla parte della coda e rilasciare poi il modello stesso.
Curate che la traiettoria del "trenino" formata da modello, elastico, tondino di legno e mano non sia diretta molto verso l'alto (nella foto di cui si diceva prima l'angolazione verso l'alto è troppo accentuata) per non far impennare subito il modello che con un angolo dell'ala troppo accentuato offrirebbe troppa resistenza all'avanzamento e non si allontanerebbe da voi di molto.

Attenzione, se per caso ci fosse un poco di vento (o aria tesa) dovrete disporvi a lanciare il vostro Sabre "contro vento": la prua del modello deve essere investita dal vento stesso.
Per riconoscere la direzione del vento basta far cadere un pezzettino di carta a terra (poi raccoglietelo per favore) e vedere in che direzione esso si sposta: quella è la direzione del vento.

Dopo che vi sarete impratichiti con questi lanci quasi orizzontali potrete, a poco a poco, alzare il tiro e, dando al sistema (trenino) qualche grado in più ogni volta, scoprirete quale è il limite di "gittata" del vostro modello. Attenzione però a non tendere troppo l'elastico perchè lo scasso (tacca) nella fusoliera potrebbe cedere ed allora, addio lancio.

Dopo aver fatto molta pratica potrete anche tentare di fargli fare delle manovre acrobatiche quali il looping, il tonneau o addirittura la vite. Naturalmente il modellino deve essere ancora, come ci auguriamo, "abbastanza" intatto.

 

Il looping

Il looping o "giro della morte" si ottiene se la parte estrema dello stabilizzatore o timone di quota ha una certa angolazione positiva (verso l'alto). Per ottenerla potrete incollare un pezzettino di balsa sulla coda che faccia un piccolo angolo verso l'alto, oppure potrete inumidire (poco) l'estremità della coda e farla asciugare flettendola (pochissimo) verso l'alto. Quando sarete stufi di far fare al vostro Sabre i loopings potrete tornare al volo orizzontale effettuando il cammino inverso.

Il tonneau


Il tonneau o giro dell'aereo sull'asse orizzontale della fusoliera si ottiene incollando il solito pezzettino di balsa sul bordo d'uscita all'estremità di un'ala rivolgendolo verso il basso. Se questo pezzettino è posto sull'ala sinistra (vista dal posto di pilotaggio) il vostro Sabre effettuerà un tonneau a destra, se invece è posto sull'ala destra (sempre rivolto verso il basso) il tonneau sarà verso sinistra. Ciò si verifica perché la parte sporgente dall'ala causa una notevole resistenza all'avanzamento (in funzione dell'angolo che questo alettoncino ha rispetto alla stessa) e quindi quest'ala si alza repentinamente. Se l'inclinazione rimane così continua sotto l'effetto del motore (fiondata) il modello effettuerà un giro attorno all'asse orizzontale della fusoliera e quindi effettuerà un tonneau. Se la spinta del motore è notevole ne effettuerà più di uno.

 

La vite

La vite invece si ottiene lanciando il modellino con una inclinazione quasi verticale rispetto al suolo. Questo, giunto all'apice della salita con un assetto cosiddetto "troppo cabrato" rispetto all'orizzonte (linea immaginaria del miglior volo orizzontale), scampana per perdita di velocità ed assetto e si rivolge verso il suolo senza che l'ala effettui più la corretta portanza (sostentamento dell'aereo). Siamo in una situazione di "stallo" che causa, se un'ala pesa un poco più dell'altra o ha qualche inclinazione (svergolatura) erronea rispetto all'altra, una lenta discesa a vite verso il suolo che non sarà letale per il vostro Sabre (viva la leggerezza!).

    Provate, provate e provate e se "scassate" riparate e rivolate. Questa è la strada unica per migliorare.

 

 Arrivederci al 31 Marzo 2002